giovedì 7 gennaio 2016

DIVERSITA'

        Uno spettro orrendo si aggira nella contemporaneità italiana. E’ la parola diversità che viene usata quasi sempre a sproposito e con oblique intenzioni che stanno riempiendo come le termiti le fondamenta del nostro vivere civile. Questa parola è stata utilizzata per la prima volta il momento in cui si è voluto dare un nome alle prime ondate di disperati che, provenienti da zone depresse della terra, iniziavano a sbarcare sulle coste italiane oltre che filtrare attraverso i valichi delle nostre frontiere. Questi disperati, questi profughi, questi derelitti, qualcuno direbbe la schiuma della terra, immediatamente entrarono a far parte della categoria degli altri da noi, noi bianchi, noi persone per bene, noi persone istruite, noi persone cattolicissime e timorate di Dio, noi persone moderate nei costumi, in altre parole noi arcicivilissimi occidentali dalla pelle chiara e dai capelli morbidi come la seta.

Questi disperati, questi profughi, questi derelitti, qualcuno direbbe la schiuma della terra, diversamente da noialtri, avevano, ed hanno per loro disgrazia, la pelle più scura della nostra, erano e sono sprovvisti di tutto, erano e sono sporchi, erano e sono affamati, spesso spezzoni di famiglie, non parlano l’italiano, inoltre capitava e capita che fra loro si trovassero e si trovino infiltrati anche dei malfattori, con problemi di giustizia nel proprio paese. In ogni caso difficilmente fra queste persone si sarebbero trovati, o si troverebbero, professori universitari e persone benestanti, sapendo benissimo noialtri che stiamo leggendo queste righe, che i benestanti e i professori universitari (!) della nostra cosiddetta civiltà occidentale hanno la pelle bianca, sono delle bravissime persone timorate di Dio, spargono bene e felicità intorno a loro ma soprattutto non farebbero del male a una mosca (!!!). Sono riveriti e onorati da chiunque dovesse trovarsi al loro cospetto.
      

Con il passare del tempo abbiamo cominciato a conoscere i luoghi di origine di queste persone che stavano entrando in Italia attraversando il mare e le frontiere a terra e contemporaneamente abbiamo iniziato a renderci conto che professavano, ahiloro, religioni diverse dalla nostra religione di stato, quella che cioè viene insegnata nelle scuole di ogni ordine e grado, e cioè quella cattolica apostolica romana tanto per intenderci.

I luoghi di origine erano, ahiloro, localizzati al di fuori dei confini della Comunità europea, della civilissima  comunità europea. Per questa ragione furono chiamati extracomunitari. Ce n’era e ce n’è abbastanza per poterli subito definire diversi dai civilissimi e bianchi cittadini europei, nel nostro caso diversi dai civilissimi e bianchi cittadini italiani. Il meccanismo della catalogazione scattò con grande facilità e tutte queste persone provenienti da posti lontani, da culture diverse dalla nostra, da mentalità diverse dalla nostra, sono diventati, oplà, gli altri, quelli là, gli extracomunitari, i diversi da noialtri; qualcuno dei nostri connazionali, più rozzamente feroce e più rozzamente ignorante della media, li collocò in una nuova subcategoria sociale, quella dei vù cumprà.

Lo scenario era dunque fertile e pronto per poter permettere l’irrompere sulla scena nazionale e internazionale di quanti fino ad allora si erano silenziosamente fino ad allora auto confinati nei loro personalissimi recinti riservati esclusivamente, per loro espressa definizione e scelta, alle civilissime persone per bene, cattoliche, dalla pelle bianca e dai capelli morbidi come la seta. Era finalmente arrivato il momento in cui questi campioni della supremazia della civiltà occidentale, bianca e cattolica, iniziavano ad uscire dalle loro comode e ben arredate fogne, fino ad allora abitate in silenzio, per ricominciare a spargere veleni e a far danni peggiori di una guerra. La corsa verso l’inciviltà era cominciata.